Diatermia, tutta la verità

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  1. Dott. Nicola Dacomo
     
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    Da un po' di tempo abbiamo inserito questa bella sezione sulla Terapia Fisica che però giace silente.
    Mi rendo conto che da molti sono considerato un personaggio ..."ingombrante" e che non è facile contrastare uno che di queste cose se ne occupa per "mestiere" (non parlo del mestiere di Fisioterapista, ma di quello di Formatore e Specialista di Prodotto). Ciò non toglie che questa potrebbe essere una buona opportunità per chiarire qualche aspetto poco approfondito, per sfatare qualche mito, per confrontarsi sull'argomento.
    Pertanto mi accingo ad intonare quello che ha tutta l'aria di diventare un soliloquio.

    L'anima tecnologica delle apparecchiature per Diatermia è rappresentata da un generatore di tensione ad alta frequenza. Questo significa che a valle dell'erogatore di corrente viene erogata una corrente elettrica che "oscilla" al ritmo di X volte al secondo. Nel campo della Diatermia quasi tutte le apparecchiature lavorano nel dintorno dei 500 kilohertz (ovvero 0,5 Mhz ovvero 500mila volte al secondo)

    Molto è stato scritto riguardo l'ipotesi di azioni biologiche ultrastrutturali che, da un punto di vista teorico, potrebbero essere giustamente implicate.
    La cosa certa che fa la Diatermia è provocare aumento di temperatura nei tessuti biologici attraversati.
    Un ferro da stiro? Non esattamente... il calore del ferro da stiro si esaurisce all'aumentare della profondità, mentre la Diatermia ha modalità diverse che le permettono di raggiungere anche la situazione opposta, ovvero provocare calore in profondità senza riscaldare sensibilmente i tessuti.
    Questo rappresenta sicuramente un vantaggio in molti casi, ma si tratta di "vantaggi" da saper gestire e pilotare...

    ....(bimba da mettere a nanna... :wub: alla prossima)
     
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  2. Dott. Nicola Dacomo
     
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    ....bimba addormentata.... shhh -_-

    siamo rimasti poc'anzi alla selettività dell'incremento della temperatura secondo le varie modalità.
    Iniziamo col dire che la vera Diatermia si esprime nella modalità Capacitiva. In questo caso sono le correnti di spostamento che inducono l'effetto joule (quel complesso meccanismo responsabile dell'aumento della temperatura per l'impossibilità di dissipare l'energia in eccesso). Queste correnti di spostamento avvengono elettivamente dove ci sono tessuti ricchi di acqua (muscoli e vasi), pertanto viene utilizzata nel trattamento di queste zone.
    Nella modalità Resistiva ci avviciniamo molto al concetto dell'elettrobisturi dal quale questa modalità deriva... Basterebbe qualche imperfezione nel funzionamento per rendere questa modalità di utilizzo veramente dannosa per il paziente. :woot:
    Tale modalità è sfruttata per far aumentare la temperatura in prossimità di tessuti poveri di acqua.

    Nel post precedente ho accennato al fatto della prerogativa interessante di riuscire a provocare un aumento di temperatura in profondità senza con questo riscaldare abbondantemente la cute. Tale prerogativa rappresenta indubbiamente un vantaggio ma può rappresentare un rischio per il paziente soprattutto se utilizziamo apparecchiature in cui l'unico feedback è quello termico rilevato dal paziente.
    Nella modalità resistiva quello che succede in profondità dal punto di vista termico, viene avvertito in superficie molto dopo. I termocettori cutanei avvertono una sensazione che arriva dal basso, dal profondo, nella parte della muscolatura che è più prossima al piano osseo. Come facciamo a ritenere attendibile questa sensazione?

    ...bella domanda, fu per questo che in altri luoghi si innescarono increbidili scontri tra i cultori dell'empirismo e i sostenitori delle nuove tecnologie.
    Per intenderci non sto parlando dell'annosa diatriba tra sostenitori della Terapia Manuale contro i sostenitori della Terapia Strumentale, solo che ci sono aziende (come in tutti i campi) che arrivano prima ed altre che arrivano dopo, magari anche superandole... ma ciò non toglie che spesso gli interessi di bottega arrivano a prevalere sulla verità dei fatti e chi è in posizione per farlo sostiene spesso tesi (anche in ambito formativo dei tanto proclamati ECM) strumentali a chi li ha iscritti a libro paga.

    quali strumenti abbiamo per aggirare i pericoli intrinseci nell'empiricità dei primi sistemi per diatermia?

    Di questi anni principalmente due: impedenzimetri e sensori di temperatura.

    L'impedenzimetro può essere utilizzato in alcune apparecchiature come sistema di controllo interno, oppure come feedback grafico per l'operatore, o come modalità interattiva del controllo dell'apparecchiatura.

    Come varia la resistenza al passaggio della corrente elettrica alternata? (...detta appunto impedenza).
    All'aumentare dei liquidi che imbibiscono i tessuti, diminuisce la "resistenza" al passaggio della corrente elettrica... L'incremento della temperatura per eccesso di energia crea aumento di temperatura, vasodilatazione e incremento della componente liquida... in pratica diventa un circolo vizioso/virtuoso, per il quale al diminuire la resistenza incrementa la temperatura, ed a sua volta diminuisce la resistenza.... (dal punto di vista terapeutico vi rendete conto di quanto sia un effetto importante da conoscere e da saper gestire)

    Nei sistemi di ultima generazione questo controllo impedenzimetrico è possibile integrarlo nella regolazione della potenza della macchina... In pratica se diminuisce troppo l'impedenza la macchina può risettare la potenza ad un livello più basso (non è solo una questione legata alle problematiche della "medicina difensiva" ma anche al raggiungimento degli obiettivi terapeutici)

    Poi si sono evoluti sistemi a controllo termico in senso stretto, ereditati dall'oncologia medica, nei quali è possibile far intervenire il sensore di temperatura come feedback grafico per l'operatore o come modalità interativa del controllo dell'apparecchiatura. Ovviamente questi controlli non avrebbero senso da soli ma servono per integrare i dati impedenzimetrici.


    Ora che ho lanciato il sasso... se l'argomento interessa potremo continuare con la spiegazione delle applicazioni terapeutiche alla luce delle integrazioni impedenzimetriche e termografiche....

    :rolleyes:
     
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  3. edotucci
     
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    Il quadro così proposto è molto più complesso di quanto i vari bigliettini pubblicitari ed informatori scientifici, poco scientifici e molto informatori, fanno credere. D'altra parte, mi fa piacere credere che gli operatori del settore, di questo settore, abbiano coscienza di sapere cosa propongono e perchè lo fanno, che poi è l'unico modo per fare bene il proprio lavoro, quindi ben vengano spiegazioni che stimolano noi operatori, al costo anch edi aprire i libri di fisica...
    L'attuale spiegazione del feedback paziente dipendente immagino sia il putno di partenza per spiegare il perchè delle ustioni che accompagnavano i trattamenti con le prime macchine, e visto che siamo in tema di scientificità, ti chiedo di sfatare qualche eventuale falso mito sui "miracoli diatermici", in favore del cosa trattiamo e perchè funziona. Sai, parli con qualcuno che ti direbbe anche che ti fa il caffè, mentre ti gratta la schiena durante il trattamento...
    Per chi ha poche risorse, scegliere uno strumento, coi relativi costi, può significare ammortizzare la spesa in un mese, o in due anni...e non tutti se lo possono permettere.
    Edo
     
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  4. Dott. Nicola Dacomo
     
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    Informatori = porelli... non è neanche tanto difficile da capire... E non posso neanche biasimare le ditte che mettono loro in mano la borsa. Nell'ultimo anno ho "formato" 4 agenti di commercio... poi, sul più bello che iniziavano a capirci qualcosa mollavano tutto perchè vedevano che era un lavoro duro e non si facevano i soldi facili... Alla fin fine... la ditta si dice: perchè faticare tanto che poi, dopo tre mesi, magari gli agenti cambiano mestiere? Ed allora adottano la tecnica del "prendi la borsa e vai". Poi, la capacità di valutare prodotti/tecniche/metodi dovrebbe ricadere in capo al collega che vuol acquistare una apparecchiatura. Per farlo correttamente dovrebbe prima formarsi e poi decidere... mentre spesso avviene il contrario, ovvero si compra una apparecchiatura e poi si va a fare il corso (poi.... ...anche molto poi....)

    Ahi scotta = il feedback termico del paziente è un argomento diverso dalle scottature da arco voltaico. Quando parlo del feedback termico mi riferisco al riscontro diretto del paziente che comunica all'operatore se sente, o non sente, troppo caldo con la terapia. Il discorso che facevi tu sulle scottature, son escoriazioni essenzialmente elettriche e derivano dagli inefficaci circuiti di retroazione delle prime apparecchiature. L'invonveniente era comunque ovviabile con una manualità sicura, una buona crema conduttiva e la "testa" attaccata al collo. Per metafora (visto che non stiamo facendo un trattato di elettrologia) la differenza è tra una automobile potente ed una altrettanto potente ma dotata di ESP... In curva si comportano in maniera diversa e non dipende solo dal motore o dal guidatore.
     
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  5. edotucci
     
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    Da profano autodidatta ho capito che uno dei punti di forza della diatermia risiede nell'effetto antalgico, che evidentemente deriva da un effetto biologico sui tessuti trattati (nelle diverse modalità). All'atto pratico, l'effetto termico prodotto serve a stimolare i tessuti all'autoriparazione, cercando di accelerare il recupero fisiologico... se non ho capito male. Quindi una delle differenze fondamentale con le altre termoterapie è la possibilità di modulare la profondità del trattamento, ed indirizzare il tutto sulla struttura sofferente... Resta quindi il "problema" della diagnosi corretta, oltre quello della preparazione tecnica del personale. E, sopratutto... (questa è da ignorante, forse) nei casi in cui il problema non sia legato ad un'alterazione anatomica ma funzionale, l'effetto sfruttato è solo quello antalgico, o l'operatore esperto ci può inventare qualcosa?
    Edo
     
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  6. Dott. Nicola Dacomo
     
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    "ma come fai ad essere diventato in così poco tempo docente di neuroregolazione?"
    mi chiese un collega qualche tempo fa...

    La strada che iniziai a percorrere circa una decina di anni fa per l'approfondimento della conoscenza della diatermia mi portò in seguito a fare un "testa coda" e riportare conoscenze del settore della neuroregolazione (impedenzimetri & Co.) nell'ambito della Diatermia.

    Come molti ormai sanno, utilizzo questi strumenti di supporto alla Diagnosi Funzionale.
    Se non utilizzi uno strumento che riesca a farti distinguere la componente disfunzionale a genesi chimica su una patologia cronico degenerativa... come si fa ad applicare strumenti anche potenti come la Diatermia?

    Per cui non potrei parlare di Diatermia saltando il discorso Neuroregolazione... Tant'è... mi sono volontariamente lanciato in questo assolo sulla Diatermia e continuerò su questo binario riducendo al minimo i rimandi al settore Neuroregolazione.

    In pratica NON possiamo pensare alla Diatermia come ad uno strumento "antalgico"...credo che sia uno dei più grossi abbagli dettati da esigenze puramente commerciali. Il paziente (anche se spesso fa finta di capire) chiede una cosa sola: di non sentire più dolore. Il Terapista, preso dal bisogno di soddisfare l'utenza (non necessariamente per motivi abbietti... ammesso e non concesso che portare a casa la pagnotta per i figli possa annoverarsi tra i motivi abbietti....) I Commerciali, allora, lo propongono come strumento antalgico.

    Ovviamente, se utilizzato bene può avere una valenza antalgica indiretta. Se trattiamo muscolatura contratta e magari pure retratta, la componente anelastica dell'insieme, sottoposta ad incremento termico, riacquisisce elasticità/trattabilità ed una manovra riabilitativa immediatamente sucessiva (non sono per i minestroni diatermo-masso-kinesici) se correttamente eseguita, amplifica molto i suoi effetti.

    Sostanzialmente dobbiamo pensare che il solo incremento della temperatura alla profondità desiderata contribuisce al miglioramento della compliance di un trattamento kinesiterapico. Considero la Diatermia uno strumento da Terapisti Manuali anche se potrebbe sembrare contraddittorio... In questo contesto facilita/migliora/amplifica il trattamento manuale.

    Dovremo però essere in grado di applicarla nel contesto elettivo, ovvero le patologie che beneficiano di un incremento selettivo della temperatura, ovvero le patologie cronico degenerative (sìsì, lo so che come tutte le apparecchiature vengono enfatizzati i benefici nella traumatologia sportiva... buoni tutti di far i fighi su uno sportivo perfettamente sano per il resto, con una patologia pura ad eziologia certa e recente..., il mondo reale è diverso...)
    In un contesto cronico degenerativo, possiamo agire sulla componente disfunzionale... ovvero retrazioni miofasciali, trigger points.. e contesti variamente denominati ma sostanzialmente analoghi.
    Le alterazioni strutturali? Il nostro lavoro pernea sulle alterazioni funzionali. Quando un paziente ti si presenta con una radiografia con una importante alterazione strutturale (esempio degenerazioni artrosiche, becchi osteofitosici ecc..) si potrebbe rispondere: ecco, iniziamo a lavorare su quel che di sano è rimasto.
    Siamo una sorta di meccanici per macchine d'epoca che lavorano senza la possibilità di avere a disposizione ricambi originali... una strizzatina alle viti, una goccina d'olio... e la macchina d'epoca funziona ancora...
     
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  7. edotucci
     
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    Ecco esemplificati i limiti della "cultura fai-da.te" (fai-da-me, in questo caso...), coadiuvati dal minestrone a base di frottole fornito dai "commercianti".
    Grazie per i chiarimenti, questo luogo virtuale è utile, davvero!
    Edo
     
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  8. Dott. Nicola Dacomo
     
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    mah....
    non credo ci sia nulla di male nel cercar di reperire informazioni ....random.
    Il dramma professionale dovrebbero viverlo quei colleghi che poi mi telefonano chiedendomi come fare a curare il giocatore di serie A della squadra "pinco palla" con la loro Diatermia... e poi si ergono a paladini dell'EBM e ti sfottono in pubblico....

    ...............vabbeh, chiuso l'argomento anche perchè si tratta di personaggi di inesistente spessore professionale e umano...............

     
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  9. Dott. Nicola Dacomo
     
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    Sfatiamo qualche mito...

    di solito è la parte più attesa dei miei monologhi.....

    Potenze e frequenze.... come leggerle, come interpretarle, e come affrancarsi dalle fanfaluche...


    Qualche tempo fa mi capitò di testare una apparecchiatura per cercare di perfezionarne l'immissione in commercio.
    Le politiche di marketing sanitario sono state ormai inquinate da quelle del supermarket...
    A tal fine mi ricorda tanto un racconto dell'Antologia delle medie inferiori... "Marcovaldo al Supermarket" ....ma non è grave che i commercianti ormai adottino politiche da supermarket, ma il grave è che i colleghi si comportino come Marcovaldo...

    Al momento dell'immissione in commercio si stabilì il pricing e la politica commerciale (che si parli di carne o di pesce... quella con la concorrenza è sempre una guerra).... alla fine i colleghi chiedevano info... e commentavano .....uhm, 100 Watt, cercavo una macchina più potente.... :woot:

    Di che watt stiamo parlando? Ci son ditte che immettono sul mercato apparecchiature con potenze dichiarate che secondo la normativa ...sono vietate! :sick: Altre che utilizzano frequenze che non rientrano nel campo medicale... :wacko: Alla fin fine... i colleghi si perdono e credono a chi la spara più grossa.

    Quanti watt servono per indurre un effetto "francamente termico" ? (...accezione rubata ai docenti pionieri del settore)
    Se parliamo di alabarde spaziali, lame rotanti e raggi fotonici... potremo dire 150-200 watt.... Se parliamo di watt veri (nominali o RMS) allora possiamo scendere sulla terra e leggere ....50-60 watt. In certe nazioni (sìsì, la Diatermia la usano anche all'estero... almeno in 20 paesi del mondo conosco personalmente chi la commercializza) è fissato una sorta di limite cautelativo... Ovvero, in Diatermie che potremo definire "non interattive" (azz... ci sono cascato....) utilizzare 50Watt veri su un punto fermo può voler dire correre dei rischi per il paziente... allora si è messo un limite alla potenza massima di 50Watt.
    Torniamo nel paese delle meraviglie....
    In Italia occorre cantare intonandosi con il coro, quando stai fuori dal coro... passi dalla parte dell'asino. Bastò cambiare il dato dichiarato sui depliant in quello relativo alla potenza massima (anzichè quello relativo alla potenza nominale) e l'interesse balzò alle stelle.

    La situazione è tragicomica se si confrontano i dati di alcune apparecchiature su mercati diversi... Quella che in Spagna dichiara 130Watt... poi arriva in Italia e diventano 400 ...azz, meglio della famosa moltiplicazione dei pani e dei pesci... Però, nel grande web, te la ritrovi nei siti B2B (Business-to-business.... son delle specie di ebay per i commercianti...) con la potenza dichiarata reale a 130... mah....

    Leggere la potenza nominale, alla fine del discorso, può bastare?

    Ammesso e non concesso che la potenza nominale sia dichiarata davvero ...occorre confrontarla sempre con la frequenza portante.
    Facciamo un esempio esasperando le differenze per far capire la sostanza del discorso...
    Il focus d'azione di una 500 khz è all'incirca a 2cm e mezzo di profondità... se confronto la potenza di 100 watt a 500mila hertz con quella di un'altra apparecchiatura di 100 watt a 1Mhz ...l'effetto termico percepito dal paziente sarà sensibilmente più alto nel secondo caso... Potremo fare un parallelismo con le lunghezze d'onda dei laser... un CO2 ti cuoce... ma arriva a qualche millimetro di profondità ...un 800 nm alla stessa potenza ed alla stessa frequenza ci puoi lavorare con tranquillità in quanto la densità di potenza (calcolata in watt al cm3, non in watt al cmq come insegnano all'asilo) è sensibilmente minore.
    Rewind....
    La frequenza di una Diatermia ne identifica la profondità di azione. A parità di condizioni, all'aumentare della frequenza diminuisce la penetrazione nei tessuti. Per cui... se confronto 100 Watt a O,5Mhz, daranno un effetto termico "minore" rispetto alla stessa potenza con una frequenza di 1 Mhz, questo perché nel secondo caso il "gioco" si fa molto più in superficie, facendo aumentare la densità di potenza e conseguentemente l'effetto joule... In altre parole se alzo la frequenza scalda molto di più ....in superficie...
    per questo in estetica si usano frequenze alte ed in fisioterapia frequenze basse....
     
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  10. Dott. Nicola Dacomo
     
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    mi giungono domande in privato da membri e non membri di questo forum (...le potreste scrivere anche qui... :rolleyes: )

    ...la valutazione delle potenze delle apparecchiature per diatermia come si fa?

    la domanda è conseguente alla mia affermazione sulla moda di dichiarare potenze fantasmatiche...
    diciamo che ci sono un po' di marketing ed un po' di difficoltà tecniche... non per questo mala fede..

    Facciamo un esempio pratico che rende molto di più l'idea. Quando si eseguono i controlli periodici alle apparecchiature, il tecnico pianta la spina in un macinino e misura quanta corrente consuma una diatermia... A questo punto che dato abbiamo? Abbiamo un dato relativo al consumo di corrente... Sarebbe un po' come dire: ci sono due auto, A che fa 5 km con un litro di benzina ed un'altra auto B che fa anch'essa 5 km con un litro di benzia = ...fanno tutte e due i 300 all'ora. Beeeeppp! Non è detto. Nel caso dell'auto A siamo di fronte ad un'alfaromeo a benzina del 1970, nel caso B siamo di fronte ad una Ferrari 599 dei giorni nostri... Per cui, concludendo, non significa che se una apparecchiatura consuma 400 watt di corrente, eroghi 400 watt alla cute del paziente. Come se per esempio misurassimo la potenza di un auto all'albero motore, oppure alla ruota... I due valori anche se identici non sono confrontabili.

    In discolpa del sistema, diciamo che non è facilissimo utilizzare valori confrontabili... ovvio che NON deve essere l'unico fattore per valutare la diatermia
     
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  11. Dott. Nicola Dacomo
     
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    ...mi si chiede dei fantomatici circuiti di controllo che vantano alcune apparecchiature e di tante diavolerie più vicine al marketing che alla scienza.

    A spasso per il discorso potenze si arriva a quello dell'inquinamento elettromagnetico...
    Riprendiamo la metafora della potenza delle automobili all'albero, oppure alla ruota.. Cosa significa? che se dall'albero motore escono 100 cavalli di potenza, alla ruota (a causa di attriti e altre variabili) ne possono arrivare 90.

    Ora riprendiamo il discorso da questo punto... Il paziente è "sempre uguale"? Possiamo prevedere che l'apparecchiatura abbia cavi schermatissimi, piattelli protetti, circuiti di controllo che controllino l'erogazione di potenza... ma... il paziente che ruolo gioca? L'inquinamento elettromagnetico deriva solo dalle macchine, dalla loro potenza e dal modo di erogarla e controllarla?
    ...purtroppo no. Secondo uno dei quattro principi fondamentali dell'elettomagnetismo ( i principi di Maxwell) , una corrente elettrica variabile genera a sua volta un campo magnetico variabile che, in assenza di forze perturbative esterne (è un modello teorico, la realtà è un po' più complessa) potrebbe potenzialmente propagarsi all'infinito... E se risulta abbastanza facile schermare correnti elettriche, risulta un po' più complesso schermare campi magnetici variabili ed evitare le correnti elettriche magnetoindotte (l'argomento può risultare astruso ma rappresenta il tema principale della sicurezza degli addetti alle apparecchiature per Risonanza Magnetica).
    ...per dire che, il paziente oppone una certa resistenza (in questo caso impedenza) al passaggio della corrente elettrica indotta dall'apparecchiatura, che può causare una sorta di "scattering" elettromagnetico... per cui la macchina potrà essere anche la più sicura del mondo ma quel che butta fuori un paziente non lo possiamo predeterminare...
    Tornando alla nostra metafora, siamo arrivati a misurare la potenza alla ruota della nostra automobile ma non possiamo sapere su che terreno andremo ad appoggiare la ruota...
     
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  12. Dott. Nicola Dacomo
     
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    ultima risposta secca alle domande pervenute via email in questi giorni....

    No, mi dispiace, non posso far da docente nei corsi ECM, sono incompatibile da qualsiasi parte mi si guardi... e purtroppo non ho la faccia tosta di essere sotto contratto con la ditta xy e dichiarare l'assenza di conflitti di interesse, o peggio ancora di essere nel consiglio di amministrazione di qualche altra e firmare la richiesta di accreditamento candidamente come una verginella.
     
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  13. Dott. Nicola Dacomo
     
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    Ad integrazione della chiave di lettura "elettromagnetica" che ho fino ad ora dato della diatermia, inserisco qui un intervento tenuto dal dr. Eugenio Pecchioli in occasione di un convegno da me organizzato un paio di anni fa.
    Su gentile concessione del dr. Eugenio Pecchioli del 24.5.2010


    Effetti biologici e termici della Diatermia sulla matrice e sulla cellula


    Il termine “ matrice “ è relativamente recente risalendo il suo uso agli anni ’70. Precedentemente
    veniva usato il termine “ tessuto connettivale “ a sua volta distinto in una parte liquida, amorfa non
    corpuscolata detto “ sostanza fondamentale anista “ ed in un’altra parte, corpuscolata, comprendente
    tutta la cellularità rappresentata dagli elementi figurati del sangue, dai capillari, dai nervi, dai
    linfatici, dalle fibre elastiche e collagene, etc. Il tutto formava la “ sostanza intercellulare “
    intendendo con ciò tutto quanto si interponeva fra le cellule. Ma tutto questo non aveva solo
    implicazioni anatomiche, bensì stabiliva anche una gerarchia funzionale fra la cellula, che era
    considerata come l’elemento nobile dell’organismo, il motore di tutte le funzioni, il “ deus ex
    machina “ che permetteva all’organismo di sopravvivere e di riprodursi ed il tessuto connettivo che
    rappresentava solo l’elemento di sostegno dei vari organi ed apparati con l’unica funzione di
    connetterli fra di loro nonché di sostenerli meccanicamente come fosse una semplice impalcatura.
    Era la concezione anatomo – fisiologica di Wirchov che ha influenzato tutta la medicina fino ai
    nostri giorni quando gli studi di Pischinger ( 1975 ) non hanno decisamente rovesciato la
    concezione Wirchoviana retrocedendo la cellula ad effettore di comandi di natura elettromagnetica e
    chimica che attraversavano la vecchia sostanza fondamentale, venivano da essa interpretati e
    modificati, ceduti a speciali recettori cellulari ( il glicocalice ) e da qui introiettati dalla cellula che,
    dopo l’opportuna decodifica, li riversava nuovamente nella stessa sostanza fondamentale da cui,
    tramite neurotrasmettitori e neuromodulatori di natura proteica, potevano essere trasformati in
    impulsi attivi. Era nata la matrice.
    In questo quadro, caratterizzato dalla triade matrice – capillari – cellula, la prima assumeva un ruolo
    di primaria importanza inserendosi come una specie di filtro molecolare capace di scegliere le
    informazioni utili da far passare e quelle inutili da bloccare nel loro transito verso la cellula. Da qui
    ne deriva che la capacità reattiva del DNA cellulare dipende in larga misura dalla buona
    funzionalità della matrice stessa.
    Da un punto di vista biochimico, la matrice è costituita prevalentemente da polimeri dello zucchero
    detti proteoglicani ( PGC ) e glucosoaminoglicani ( GAGs ). Al suo interno, poi, si trovano
    neuromodulatori, neuropepetidi, citochine, terminazioni nervose libere e capsulate, elementi della
    serie bianca, capillari arteriosi, venosi e linfatici etc. Il tutto è circondato da acqua e Sali minerali
    allo stato di Sol. Siamo davanti ad un ambiente in equilibrio omeostatico caratterizzato da costanti
    di pH, temperatura e osmolarità. Attraverso la matrice passano tutte le informazioni
    elettromagnetiche che servono a permettere tutte le funzioni organiche.
    La funzione della matrice è permessa dall’ATP che fornisce l’energia necessaria agli organuli
    cellulari per espletare la propria funzione.
    In definitiva, la matrice è un vero e proprio organo in grado di modificarsi sotto stimoli di natura
    meccanica, termica, chimica, fisica ed elettromagnetica previa la sua attivazione da parte di alcune
    metallo proteinasi, a loro volta in equilibrio con inibitori delle metallo proteinasi.
    La Diatermia è in grado di provocare questi stimoli determinando alterazioni metaboliche a carico
    della matrice e delle strutture cellulari nonché variazioni del campo elettromagnetico provocando
    movimenti vibrazionali a carico delle molecole fornite di carica elettrica che viene attratta



    alternativamente dai due elettrodi sede del campo elettrico variabile. Nello stesso modo il campo
    elettromagnetico agisce sui dipoli dell’acqua che si orientano a seconda della polarità degli elettrodi
    influenzando , a loro volta, i PGC ed i GAGs. .
    La Diatermia determina un incremento della formazione di ATP ed un aumento del flusso ematico
    locale con incremento del deflusso venoso e linfatico migliorando la funzione drenante
    mesenchimale ed emuntoriale e le capacità di ossigenazione e di nutrizione tissutale. Non solo, ma
    lo stimolo elettromagnetico della diatermia è qualitativamente simile allo stimolo fisiologico
    nervoso e ne percorre le stesse strade per giungere alla matrice, il che assimila lo stimolo
    diatermico a quello neuronale fisiologico. Circa lo stato viscoelastico, la diatermia permette di
    ripristinare lo stato di Sol migliorandone la conducibilità.
    La Diatermia ha un effetto antinfiammatorio incrementando la secrezione di citochine
    antinfiammatorie, di cortisolo, di endorfine, di encefalite, ed altre sostanze in grado di diminuire il
    dolore locale ed incrementare l’atteggiamento immunitario dell’organismo.
    Circa l’effetto termico, che si ottiene usando potenze più alte, esso ha la capacità di determinare
    una vasodilatazione, un incremento del flusso arterioso e del deflusso venoso e linfatico e, quindi, di
    lavorare in senso altamente drenante. La dimensione dell’effetto termico è determinata dalla
    potenza e dalla frequenza usata, dalla densità elettrica, dalle dimensioni degli elettrodi, dalla loro
    disposizione, dal tempo di applicazione della terapia e dalla sensibilità cutanea del paziente.
    In definitiva, l’effetto clinico del calore è caratterizzato da un grosso effetto drenante,
    decontratturante e antalgica. La sua diffusione nel corpo avviene tramite il torrente circolatorio e,
    dal momento che la matrice è ubiquitaria, una variazione ottenuta in una parte del corpo si riverbera
    in tutto il resto di esso.


    Dr. Eugenio Pecchioli
     
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  14. indaco 66
     
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    buongiorno a tutti, premetto che sono una paziente e non un'esperta o professionista del settore. Vi scrivo perchè ho un grosso problema. Per un dolore a entrambe le ginocchia manifestatosi dopo una banale corsa, ho fatto 4 sedute di Tecar. Dopo la prima ho avvertito un bruciore diffuso che però è scomparso. Mi sono subito preoccupata e l'ho detto al terapista che mi ha tranquillizzata dicendo che era normale. Le altre due sedute mi hanno fatto stare decisamente meglio, il dolore era scomparso. Alla 4, fatta con un intervallo di 4 gg, è comparso di nuovo il bruciore che non è più passato, anzi con il tempo è aumentato e adesso a distanza di un mese e mezzo è persistente e verso sera fortissimo. Volevo sapere se il trattamento può causare problemi alle piccole fibre nervose. Io inoltre soffro da sette anni di una algia facciale atipica (cosa di cui sia il mio medico che il terapista erano a conoscenza). Mentre mi sottoponevo alla terapia mi sono resa conto che pur essendoci molti indicatori (che ovviamente io non potevo comprendere) ero io che in qualche modo "guidavo" l'operatore dicendo "Ahi, mi brucia". Ho chiesto più volte se dovevo sentire calore, ma si sa le sensazioni sono soggettive. Vi ringrazio per l'attenzione e spero vogliate darmi qualche delucidazione.
     
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  15. Dott. Nicola Dacomo
     
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    ci sono ancora operatori che utilizzano apparecchiature il cui feed-back principale sono le sensazioni del paziente.
    personalmente... sono contrario. Nei casi come il suo è lapalissiano come le sensazioni possano essere fuorvianti e, soprattutto, quanto sia necessario un inquadramento disfunzionale strumentale e non solo una valutazione anamnestica.

    Per entrare nello specifico di un caso così ...atipico... occorrerebbe ...una valutazione accurata.
    Nel campo dei "è possibile?" ...si può parlare di tutto ed il contrario di tutto. E soprattutto è indispensabile riuscire a capire se la situazione è reversibile. Le consiglio di rivolgersi ad un professionista preparato.
     
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26 replies since 20/5/2010, 12:54   15648 views
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