Diatermia, tutta la verità

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  1. Dott. Nicola Dacomo
     
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    "ma come fai ad essere diventato in così poco tempo docente di neuroregolazione?"
    mi chiese un collega qualche tempo fa...

    La strada che iniziai a percorrere circa una decina di anni fa per l'approfondimento della conoscenza della diatermia mi portò in seguito a fare un "testa coda" e riportare conoscenze del settore della neuroregolazione (impedenzimetri & Co.) nell'ambito della Diatermia.

    Come molti ormai sanno, utilizzo questi strumenti di supporto alla Diagnosi Funzionale.
    Se non utilizzi uno strumento che riesca a farti distinguere la componente disfunzionale a genesi chimica su una patologia cronico degenerativa... come si fa ad applicare strumenti anche potenti come la Diatermia?

    Per cui non potrei parlare di Diatermia saltando il discorso Neuroregolazione... Tant'è... mi sono volontariamente lanciato in questo assolo sulla Diatermia e continuerò su questo binario riducendo al minimo i rimandi al settore Neuroregolazione.

    In pratica NON possiamo pensare alla Diatermia come ad uno strumento "antalgico"...credo che sia uno dei più grossi abbagli dettati da esigenze puramente commerciali. Il paziente (anche se spesso fa finta di capire) chiede una cosa sola: di non sentire più dolore. Il Terapista, preso dal bisogno di soddisfare l'utenza (non necessariamente per motivi abbietti... ammesso e non concesso che portare a casa la pagnotta per i figli possa annoverarsi tra i motivi abbietti....) I Commerciali, allora, lo propongono come strumento antalgico.

    Ovviamente, se utilizzato bene può avere una valenza antalgica indiretta. Se trattiamo muscolatura contratta e magari pure retratta, la componente anelastica dell'insieme, sottoposta ad incremento termico, riacquisisce elasticità/trattabilità ed una manovra riabilitativa immediatamente sucessiva (non sono per i minestroni diatermo-masso-kinesici) se correttamente eseguita, amplifica molto i suoi effetti.

    Sostanzialmente dobbiamo pensare che il solo incremento della temperatura alla profondità desiderata contribuisce al miglioramento della compliance di un trattamento kinesiterapico. Considero la Diatermia uno strumento da Terapisti Manuali anche se potrebbe sembrare contraddittorio... In questo contesto facilita/migliora/amplifica il trattamento manuale.

    Dovremo però essere in grado di applicarla nel contesto elettivo, ovvero le patologie che beneficiano di un incremento selettivo della temperatura, ovvero le patologie cronico degenerative (sìsì, lo so che come tutte le apparecchiature vengono enfatizzati i benefici nella traumatologia sportiva... buoni tutti di far i fighi su uno sportivo perfettamente sano per il resto, con una patologia pura ad eziologia certa e recente..., il mondo reale è diverso...)
    In un contesto cronico degenerativo, possiamo agire sulla componente disfunzionale... ovvero retrazioni miofasciali, trigger points.. e contesti variamente denominati ma sostanzialmente analoghi.
    Le alterazioni strutturali? Il nostro lavoro pernea sulle alterazioni funzionali. Quando un paziente ti si presenta con una radiografia con una importante alterazione strutturale (esempio degenerazioni artrosiche, becchi osteofitosici ecc..) si potrebbe rispondere: ecco, iniziamo a lavorare su quel che di sano è rimasto.
    Siamo una sorta di meccanici per macchine d'epoca che lavorano senza la possibilità di avere a disposizione ricambi originali... una strizzatina alle viti, una goccina d'olio... e la macchina d'epoca funziona ancora...
     
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26 replies since 20/5/2010, 12:54   15654 views
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