Fisioterapista
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Ad integrazione della chiave di lettura "elettromagnetica" che ho fino ad ora dato della diatermia, inserisco qui un intervento tenuto dal dr. Eugenio Pecchioli in occasione di un convegno da me organizzato un paio di anni fa. Su gentile concessione del dr. Eugenio Pecchioli del 24.5.2010
Effetti biologici e termici della Diatermia sulla matrice e sulla cellula
Il termine “ matrice “ è relativamente recente risalendo il suo uso agli anni ’70. Precedentemente veniva usato il termine “ tessuto connettivale “ a sua volta distinto in una parte liquida, amorfa non corpuscolata detto “ sostanza fondamentale anista “ ed in un’altra parte, corpuscolata, comprendente tutta la cellularità rappresentata dagli elementi figurati del sangue, dai capillari, dai nervi, dai linfatici, dalle fibre elastiche e collagene, etc. Il tutto formava la “ sostanza intercellulare “ intendendo con ciò tutto quanto si interponeva fra le cellule. Ma tutto questo non aveva solo implicazioni anatomiche, bensì stabiliva anche una gerarchia funzionale fra la cellula, che era considerata come l’elemento nobile dell’organismo, il motore di tutte le funzioni, il “ deus ex machina “ che permetteva all’organismo di sopravvivere e di riprodursi ed il tessuto connettivo che rappresentava solo l’elemento di sostegno dei vari organi ed apparati con l’unica funzione di connetterli fra di loro nonché di sostenerli meccanicamente come fosse una semplice impalcatura. Era la concezione anatomo – fisiologica di Wirchov che ha influenzato tutta la medicina fino ai nostri giorni quando gli studi di Pischinger ( 1975 ) non hanno decisamente rovesciato la concezione Wirchoviana retrocedendo la cellula ad effettore di comandi di natura elettromagnetica e chimica che attraversavano la vecchia sostanza fondamentale, venivano da essa interpretati e modificati, ceduti a speciali recettori cellulari ( il glicocalice ) e da qui introiettati dalla cellula che, dopo l’opportuna decodifica, li riversava nuovamente nella stessa sostanza fondamentale da cui, tramite neurotrasmettitori e neuromodulatori di natura proteica, potevano essere trasformati in impulsi attivi. Era nata la matrice. In questo quadro, caratterizzato dalla triade matrice – capillari – cellula, la prima assumeva un ruolo di primaria importanza inserendosi come una specie di filtro molecolare capace di scegliere le informazioni utili da far passare e quelle inutili da bloccare nel loro transito verso la cellula. Da qui ne deriva che la capacità reattiva del DNA cellulare dipende in larga misura dalla buona funzionalità della matrice stessa. Da un punto di vista biochimico, la matrice è costituita prevalentemente da polimeri dello zucchero detti proteoglicani ( PGC ) e glucosoaminoglicani ( GAGs ). Al suo interno, poi, si trovano neuromodulatori, neuropepetidi, citochine, terminazioni nervose libere e capsulate, elementi della serie bianca, capillari arteriosi, venosi e linfatici etc. Il tutto è circondato da acqua e Sali minerali allo stato di Sol. Siamo davanti ad un ambiente in equilibrio omeostatico caratterizzato da costanti di pH, temperatura e osmolarità. Attraverso la matrice passano tutte le informazioni elettromagnetiche che servono a permettere tutte le funzioni organiche. La funzione della matrice è permessa dall’ATP che fornisce l’energia necessaria agli organuli cellulari per espletare la propria funzione. In definitiva, la matrice è un vero e proprio organo in grado di modificarsi sotto stimoli di natura meccanica, termica, chimica, fisica ed elettromagnetica previa la sua attivazione da parte di alcune metallo proteinasi, a loro volta in equilibrio con inibitori delle metallo proteinasi. La Diatermia è in grado di provocare questi stimoli determinando alterazioni metaboliche a carico della matrice e delle strutture cellulari nonché variazioni del campo elettromagnetico provocando movimenti vibrazionali a carico delle molecole fornite di carica elettrica che viene attratta
alternativamente dai due elettrodi sede del campo elettrico variabile. Nello stesso modo il campo elettromagnetico agisce sui dipoli dell’acqua che si orientano a seconda della polarità degli elettrodi influenzando , a loro volta, i PGC ed i GAGs. . La Diatermia determina un incremento della formazione di ATP ed un aumento del flusso ematico locale con incremento del deflusso venoso e linfatico migliorando la funzione drenante mesenchimale ed emuntoriale e le capacità di ossigenazione e di nutrizione tissutale. Non solo, ma lo stimolo elettromagnetico della diatermia è qualitativamente simile allo stimolo fisiologico nervoso e ne percorre le stesse strade per giungere alla matrice, il che assimila lo stimolo diatermico a quello neuronale fisiologico. Circa lo stato viscoelastico, la diatermia permette di ripristinare lo stato di Sol migliorandone la conducibilità. La Diatermia ha un effetto antinfiammatorio incrementando la secrezione di citochine antinfiammatorie, di cortisolo, di endorfine, di encefalite, ed altre sostanze in grado di diminuire il dolore locale ed incrementare l’atteggiamento immunitario dell’organismo. Circa l’effetto termico, che si ottiene usando potenze più alte, esso ha la capacità di determinare una vasodilatazione, un incremento del flusso arterioso e del deflusso venoso e linfatico e, quindi, di lavorare in senso altamente drenante. La dimensione dell’effetto termico è determinata dalla potenza e dalla frequenza usata, dalla densità elettrica, dalle dimensioni degli elettrodi, dalla loro disposizione, dal tempo di applicazione della terapia e dalla sensibilità cutanea del paziente. In definitiva, l’effetto clinico del calore è caratterizzato da un grosso effetto drenante, decontratturante e antalgica. La sua diffusione nel corpo avviene tramite il torrente circolatorio e, dal momento che la matrice è ubiquitaria, una variazione ottenuta in una parte del corpo si riverbera in tutto il resto di esso.
Dr. Eugenio Pecchioli
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