ematoma organizzato e borsite trocanterica

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  1. MO23
     
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    Buon giorno, in seguito ad ecografia del1 luglio che evidenzia ematoma organizzato di circa 2cm sottocutaneo e in concomitanza lieve falda liuquida del grande trocantere ho fatto 10 sedute di ultrasuoni e ripetuta ecografia il 19 uglio: "a livello della regione tracanterica sx si rileva in sede sottocutanea profonda un ematoma organizzato, non alimentato, di 23x7x26mm. Modesta borsite , meno evidente rispetto al precedente controllo. Falda liquida di 4-5mm a livello preinserzionale a carico del muscolo medio-grande gluteo Permane discreto edema.".

    Il dolore è presente quotidianamente , specie dopo aver camminato (400mt x 4volte al giorno).Esteriormente non si nota gonfiore.

    Anche se incerta per aver già fatto danni con una seduta di tecar a maggio , ho cambiato centro e iniziato tecar il 26 luglio. Dopo la seconda seduta in cui è stata trattata non solo la zona dell'ematoma ma anche la parte alta del gluteo lateralmente fino all'anca è comparso un nuovo dolore decisamente forte e molto più alto ,mai avuto prima , nella zona dell'articolazione dove si piega la gamba , che si irradia posteriormente e anche davanti fino all'inguine. L'operatore mi dice che può essere l'ematoma che si sposta ma credo che sia una risposta assurda!
    Fatta terza seduta il 31 luglio ma il dolore rimane forte . Può essere un errore di esecuzione della tecar oppure il dolore corrisponde alla patologia descritta nell' ecografia ? E' corretto trattare una zona dove non c'è mai stato dolore ? Può essere stata usata una frequenza sbagliata? Può dipendere dal fatto che la tecar mi viene fatta in posizione sdraiata sul fianco con piastra sotto anca e coscia opposta , ma con parte della gamba sopra non totalmente rilassata?
    Dovrei rifare una ecografia e interrompere i trattamenti?
    Grazie per l'aiuto!
     
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    purtroppo la valutazione necessaria è molto più complessa da farsi...
    i problemi che possono sorgere con questo genere di trattamenti sono determinati essenzialmente dall'eccessivo ambito di discrezionalità dell'operatore.
    La possibilità di "scegliere" le modalità di trattamento è sempre stata un vanto per taluni professionisti ma tali scelte sono sempre fatte in base a congetture disfunzionali (è il professionista che "suppone" che ci sia una situazione di un certo tipo e che, di conseguenza, si debba trattare la parte con certi dosaggi, certe frequenze, certe potenze)
    Il punto è proprio questo!
    Ci sono già alcune aziende che commercializzano apparecchiature per Diatermia (questo è il nome corretto della metodica, mentre tecarterapia è legato ad uno specifico prodotto commerciale) che hanno la possibilità di valutare le condizioni del paziente, di monitorare l'andamento del trattamento, e di evidenziare quando l'obiettivo è stato raggiunto.
    Purtroppo non abbiamo la sfera di cristallo e se non usiamo tecnologie di questo tipo non è possibile indovinare come sia meglio comportarsi.... salvo con il rischio di esporre il paziente a riacutizzazioni
     
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  3. MO23
     
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    Ho visto che alcuni centri di recupero sportivo altamente qualificati hanno scelto di non usare nella loro metodologia la diatermia.
    Mi sa dire perchè?
    In tal caso l'ipertermia è una alternativa che può risolvere il mio problema?
    Grazie
     
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    L'ipertermia è una modalità terapeutica in cui, con un bolus di acqua a temperatura controllata, si tiene refrigerata la cute affinché il paziente riesca a sopportare temperature più alte in profondità. Ma attenzione: i termorecettori sono prevalentemente cutanei e zittirli, comporta sottoporre il paziente a maggiori incognite che non con la diatermia.

    Perché alcuni centri di recupero sportivo altamente qualificati hanno scelto di non usare nella loro metodologia la diatermia?
    Dobbiamo distinguere tra chi non l'ha mai utilizzata (favola della volpe e l'uva)
    da chi l'ha utilizzata, ne ha capito i limiti e non conoscendo le evoluzioni che ci sono state (o non potendosi permettere il rimpiazzo delle vecchie macchine con altre innovative) ha deciso di accantonare giustamente la metodica.

    L'ultima e cruciale questione è: quale alternativa?
    Ogni metodica si scontra con l'incertezza dell'inquadramento disfunzionale. I centri che utilizzano sistemi di "diagnostica funzionale strumentale", sono veramente pochi in Italia. E' chiaro che, una volta chiarito cosa e come dover trattare, il risultato avviene di conseguenza.

    Se posso darti qualche indicazione, inviami in pvt la tua zona di residenza e vedo di trovare qualcuno all'altezza delle tue aspettative :-)

    Dai che ce la facciamo :-)
     
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3 replies since 1/8/2013, 16:00   4981 views
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